Specchi intelligenti e coscienze riflesse

Scritto da Veronica Buono
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Giornalista professionista/pubblicista
Cronista del territorio
Voce indipendente

San Giovanni Rotondo – Nel volto che grida, davanti a uno specchio che non riflette ma assorbe, si può vedere la più lucida allegoria della nostra epoca. L’opera si intitola Riflessi, è il Capitolo 6 della saga artistica Ex Machina, e ha preso corpo all’interno di un convegno dedicato all’Intelligenza Artificiale. Ma non è solo pittura. È un’idea, un grido, un avvertimento.

È così che Giovanni Spinapolice, avvocato e artista interdisciplinare, ha dato forma alla sua visione durante l’evento “Intelligenza Artificiale tra Etica, Innovazione e Legalità” promosso dalla BCC di San Giovanni Rotondo. Lo ha fatto con la forza composita del suo linguaggio: quello del diritto, quello dell’arte, quello del pensiero critico. Ed è stato il suo intervento a incarnare la svolta: non un semplice parere tra i tanti, ma la chiamata etica di un umanesimo nuovo.

Prima Il Baro – Capitolo 2 della saga Ex Machina – cortometraggio che racconta una partita a carte tra due uomini e un robot. Il robot non bara, non può: gli manca il concetto di inganno. Ma proprio per questo è cieco al contesto, vittima inconsapevole. La macchina non sente, non mente, non soffre. Eppure siede accanto a noi, alla pari. Da questa paradossale innocenza, Spinapolice fa partire la sua domanda: siamo davvero pronti a convivere con qualcosa che non è umano ma ci supera in tutto, tranne nella coscienza?

Poi la pittura. Riflessi è una tela fisica ma anche mentale. Due volti, due urla, due metà di uno stesso trauma. Il pendolo del tempo spezzato, il vetro che divide e condanna. Un gesto pittorico che si accompagna a un gesto d’autore – una prosa poetica che non spiega, ma apre. “La tua anima resterà prigioniera nel confine del tuo riflesso”. È una visione che si fa struttura narrativa, etica, teorica.

Spinapolice ha poi dato voce al suo Manifesto del Transumanismo Inverso, già presentato alla Camera dei Deputati. Un testo che è al tempo stesso teoria e proposta concreta. Non contro la tecnologia, ma per una tecnologia radicata nell’umano. Il Manifesto propone nove principi – ispirati, tra gli altri, ad Asimov e all’idea di una etica by design – che confluiscono nella proposta di una Costituzione delle Intelligenze. Non si tratta di fantascienza: si tratta di giurisprudenza futura.

Accanto a lui, nel corso del convegno, si sono avvicendate voci complementari: Michele Giuliani, direttore amministrativo di Casa Sollievo della Sofferenza, ha parlato dell’IA in medicina come occasione di cura e rischio di alienazione. Stefano Zoni (Cassa Centrale) ha descritto l’IA come rivoluzione culturale. Il prof. Luca Grilli (Università di Foggia) ha posto domande sull'autonomia umana in una società governata dai dati. A chiudere, la Lectio Magistralis di Don Alessandro Mantini, che ha riportato l’intero dibattito su un piano simbolico e spirituale.

Ma è stato Spinapolice a dare nome e forma a quella che potrebbe essere una vera terza via nel rapporto tra etica e tecnologia. Una voce solitaria, ma strutturata. Un ponte tra diritto e visione. E se il futuro è davvero un libro di pagine bianche, come ha detto in chiusura, allora il Manifesto del Transumanismo Inverso è una penna pronta. E consapevole.

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