Dazi? "chissenefrega"! Il Made in Italy ha da conquistare ancora il resto del mondo

Scritto da Enzo Dota
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Presidente Rete del Mediterraneo
CEO Localtourism.it

Trump alza i dazi al 30%, molti tremano. Noi no. Perché il Made in Italy non si piega a un documento firmato a Washington né si lascia intimidire da strategie protezionistiche. Perché il nostro export non è solo economia: è emozione, storia, bellezza. E finché esisterà anche solo un palato curioso in questo mondo, il nostro food avrà un futuro. Anzi, un presente da protagonisti.

La verità, per quanto scomoda, è semplice: l’Italia ha ancora un continente intero da conquistare, e no, non parlo dell’America. Parlo dell’Europa. 450 milioni di cittadini europei (più altri 382 milioni se consideriamo Russia e Turchia) che ancora non conoscono davvero il gusto dell’Italia. Gente che magari ha assaggiato una pizza surgelata o una pasta che si rompe in cottura, convinta che quello sia “Italiano”.

Girando per Monaco di Baviera, tra scaffali pieni di prodotti globali, ho visto con i miei occhi che solo l’1% dello spazio è dedicato a prodotti italiani autentici. Private label spacciate per italiane, qualche marchio noto, ma nulla che racconti davvero la nostra terra, la nostra passione, la nostra identità. Lo stesso vale per l’Austria. Questo non è un fallimento. È un’occasione titanica.

Il potenziale è immenso. Il Made in Italy non è solo food. È cultura in formato commestibile. È turismo in forma liquida o solida. È storytelling da mordere, condividere, raccontare.

Immagina se ogni pacco di pasta, ogni bottiglia d’olio, ogni vasetto di sugo fosse un biglietto da visita per l’Italia. Un QR code e via: parte il viaggio nella Puglia delle masserie, nella Sicilia barocca, nei borghi marchigiani. Il consumatore tedesco non comprerebbe solo un prodotto, ma un’esperienza. E da lì il passo al biglietto aereo è breve.

Non serve un ministero per questo. Non serve una task force governativa (che spesso arriva tardi e male). Serve una rivoluzione dal basso. Serve una nuova alleanza tra produttori, ristoratori, enotecari, chef e imprenditori del turismo. Serve un’Italia che non ha paura.

Perché noi non dobbiamo temere i dazi americani. Dobbiamo solo ricordare chi siamo. Roma ha costruito l’Europa. E noi, eredi di quella grandezza, possiamo riconquistarla… una forchettata alla volta.

Agli imprenditori del gusto, ai visionari del piatto, ai portatori sani di identità: è ora di svegliarsi. Di fare rete. Di raccontarci meglio.
Il Made in Italy non è sotto attacco: è solo chiamato a dimostrare la sua grandezza.
E stavolta, non servono soldati. Bastano produttori, cuochi e un po’ di coraggio.

Perché dove arriva l’Italia, arriva lo stile con "gusto".


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